Un mito, a suo modo è un romanzo a tematica lesbica, colto, pieno di citazioni e rimandi nello stile e nei contenuti, la libertà espressiva è totale e fa del testo un divertimento letterario intelligente e irresistibile.
Già dalle prime pagine è chiara la matrice di riferimento, dall’amato Gozzano su per la tradizione che passa per Gadda e arriva ad Arbasino, è tutto un rimando ai paesaggi e personaggi dell’Adalgisa gaddiana e della Bella di Lodi di arbasiniana memoria. Ma sarebbe riduttivo ricondurre la scrittura della Guazzo ai colti e divertiti rimandi presenti nell’opera: l’autrice ha una scrittura propria e uno stile che meritano una riflessione a parte. Una narrazione a più voci, tutte rigorosamente femminili. L’azione è frammentata, sono schegge di vita vissuta o pensata che vivono nella pagina. I tanti ritratti di donne, così diverse, così uguali talvolta, costituiscono una polifonia fatta di dissonanze. Gli amori, le vite, non è possibile riportarle a nessun denominatore comune se non quello dell’eterna ricerca di una felicità forse possibile certo bramata e desiderata, ognuna a suo modo. La libertà d’espressione e di amore, è la matrice comune. Si respirano nei racconti dei viaggi nell’amatissima Spagna, i colori, i profumi, quel sogno di liberazione che il Paese rappresenta, una terra lontana e altra fatta tutta per amare, così lontana dalle costrizioni dell’odiata provincia. Si respira nei frammenti dei dialoghi, dove le donne si interrogano e si confessano sui gusti (sessuali-letterari-culinari- tout court).

http://www.edizionicroce.com/libro.asp?idlibro=41

martedì 14 settembre 2010

Un mito a suo modo - Un commento di Paolo Luca Bernardini

di Paolo Luca Bernardini, Università dell'Insubria

Forse è solo una convinzione astratta, ma credo che questo libro inizierà un processo di rinnovamento della letteratura italiana. Poiché il futuro ha un cuore antico, i suoi modelli riconosciuti, Gadda e soprattutto Arbasino, ma anche Edoardo Sanguineti, mostrano bene come l'avanguardia, nel momento in cui si mescola e fonde con tutta una tradizione italiana di letteratura "alta" e di "prosa d'arte" (sapientemente rovesciata, quest'ultima, in un pout-pourri linguistico magico), sa tenere il passo, eccome, con il presente. In qualche modo l'avanguardia letteraria predispone griglie abbastanza ampie e articolate perché il discorso della postmodernità, e soprattutto le forme del discorso, i suoi canali (internet, facebook, etc. etc.) trovino qui un ambiente verbale ben disposto ad accorglierli. Dunque, un libro da leggere, e in qualche modo già un classico. In un universo iperagitato, ipercinetico, vivo, vivissimo, pieno di adorabili altarini lesbici, di flora letteraria e di umori. Una serra di parole multicolori, che stacca nettamente dall'orizzonte piatto del pret-à-porter editoriale. E ci porta a riconsiderare tutta la nostra vicenda, quella della generazione nata nei primi anni sessanta di un Novecento che appare lontanissimo, forse morto, ma che come quel morto di Berni, "non accorto di esserlo", continua a pugnare.

lunedì 12 luglio 2010

Paola Guazzo - Un mito, a suo modo - Recensione di Alessandra Cenni su "Leggere Donna"



Recensione di Alessandra Cenni sul numero 146 di "Leggere donna".



Lesbolinguismi in libertà

Un mito, a suo modo di Paola Guazzo
Edizioni Libreria Croce



“Costruisci poemi di taverne e di guadi, in diversi registri o semi… nella terra in cui sei nata..”

E’ questa la chiave di comprensione di questo romanzo? Domanda oziosa. Le porte sono tutte aperte.

Innanzitutto, perchè il romanzo di Alice nel black hole lsb- Paola Guazzo sfugge a ogni definizione: un romanzo transgender che ha un tale strato di invenzione da scartarli tutti i generi, come caramelle da ingoiare senza carta, dissacrandone la letterarietà grazie a una padronanza dei mezzi linguistici che dura dalla prima all’ultima pagina. “Il vero mestiere dell’animale è scrivere romanzi”, Stendhal. E’ una delle centomila citazioni.

Certo, possiamo trovare riferimenti interni nei modelli letterari nella zona del plurilinguismo e contaminazione: ovviamente Arbasino e Sanguineti, ma anche Ortese (per le trottole fiabesco-oniriche), e forse più lontano la innominabile Djuna Barnes, per il catalogo dongiovannesco dell’ Almanacco delle Signore. Pur essendo scrittrice colta, anzi, iperletteraria, e connettendo il tessuto linguistico di una quantità di riferimenti Guazzo le sorpassa a sinistra, dando la schiena alla letteratura. In questo, credo, consiste l’originalità del libro,dal plot in continuo sfaldamento, prova di esordio di una personalità sociale impuramente e impunemente creativa. (“Sostituire la barra lacaniana con un bar lesbico”). Romance?

“Mondo difficile e gentile” il suo è libro autobiografico, confessionale ed epico come solo le memorie lungamente disattese possono essere. Vi si riconosce una generazione s-catenata (letteralmente) che, stanca del ribellismo separatista delle assemblee permanenti e degli onanistici logorroici gruppi di autocoscienza, comincia a staccarsi dal generico attivismo femminista per riconoscersi orgogliosamente lesbica ed elaborare una cultura specifica, di tendenza, autonoma, rispetto al generico donna è bello. Non è bello per niente se il mondo è organizzato secondo un eterodomino e le donne tra loro devono abbassare sguardi e voglie. Queste bad girls (o come diceva una nostra amica:le Donnacce) hanno invaso allegramente e spudoratamente locali e bar, proclamato l’importanza dei luoghi e degli esterni dove conoscersi e innamorarsi e desiderarsi sessualmente. Disimpegnate, figlie del riflusso? Può darsi per le jurassiche avanguardie storiche, non per le lesbiche ventenni che si affacciavano alla scena “verso la cava metà degli anni ottanta”, pretendendo visibilità differente da quella dei fratelli gay e coniugando un nuovo verbilinguismo con l’ appartenere a se stesse, al proprio meccanismo desiderante, oliato per la pelle e i suoi umori. Un materialismo dialettico, impregnato di alterne ebbrezze orgasmiche e notti bianche, fumo, birra e sbandamenti adolescenziali, perdite di senso e risvegli dei sensi, come ogni epopea postmoderna sperimenta liberamente prima di potersi celebrare. E non poteva, Paola, scrivere subito e allora di tutto ciò. Occorreva aspettare che l’onda rientrasse e la calma apparente facesse depositare in vitro quelle vivide esperienze ora decantate, di nuovo irriflesse. Non fare un romanzo politico né storico, forse diventarlo, secondo il ribaltamento kristeviano: corpo delle /donne corpo rivoluzionario, esterica/ere/otica (autocit.), scrittura golosa bramosia.

Finalmente, il risultato non è il solito ciarpame lacrimevole dove qualcuna, la più colpevole, deve ammalarsi e morire, non c’è alcun senso di colpa, alcun senso di morte qui dentro come in tanta tardoromantica produzione romanzesca gaylsb. Per fortuna l’ironia, tratto raro nelle confessioni di donne, ma soprattutto quasi assente nelle autolesioniste scrittrici lesbiche (fatta eccezione per Margherita Giacobino), fa da padrona e sgomita anche l’amarezza di tante rinunce. E’ un’isola tra ironia linguistica e metaletteraria, nel mare delle manipolazioni, rimandi interni, stravaganze significanti, per energici salti di umorismo secondo uno stile che rimanda solo alla propria sostanziosa densità.

Così nelle vicende di Isabel Caterina Margherita Dani Sylvie e compagnia di Paola cantando, dietro cui con ogni evidenza si celano personaggi reali riabilitati dalla fantasia(“I personaggi vivono sempre e comunque altre vite”) riconosciamo le gesta eroicomiche delle pioniere della porta accanto, le aperitiviste di piazza delle Erbe, le compagne amanti degli incontri oltre domenicali e oltre i recintati locali periferici,ma anche le esotiche delle atmosfere catalano-californiane con le vincenti e palestrate, tutte canotta e muscoletti, il cinema omoerotico, Moana Pozzi e Jodie Foster , il fumetto cyber - punk , la pragmatica delle tricoteuses che non smettono di chiacchierare davanti al patibolo delle Figlie, reliquiario di immagini ed esperienze archiviate ,di cui la nostra autrice si è nutrita in modo bulimico, selezionato in seguito, cerebralmente catalogato, per quel che serviva al progetto irriconoscibile di un autoritratto evergreen delle doriangray..

Alla fine della favola, non potremo neanche richiudere il libro in un genere, perché, come ogni buon scrittore, Paola Guazzo sceglie il suo argomento tra quel che le è più vicino,quel che conosce meglio solo per scrivere senza giustificazione. Mentre le storie di cui ci narra, che è poi un'unica storia, sono lontane anni luce dalle tinte carandache delle principesse rosa, o dalle Winterson signore delle riviste di dogana e di frontiera lombardoveneta che sia. Insomma, forse anche le brave(rie) picaresche lesbiche sono un paradossale pretesto per versare in modo torrenziale sulla pagina quella magmatica e parcellizzata esperienza di vita in cui, annaspando, non stentiamo a riconoscerci.

mercoledì 30 giugno 2010

Un mito a suo modo, Paola Guazzo, Catania 4 luglio 2010

QUATTRO LUGLIO DUEMILADIECI, Scalinata Alessi Catania

LA giornata lesbica - 4/10/2010
visioni, sensazioni, parole, percezioni, significati, suoni, emozioni
per ripercorrere esistenze d’arte e d’amore

Ore 17.00
Inaugurazione della mostra “Ritratti lesbici”,
bio e foto / grafie, a cura di Marina La Farina.

Ore 18.00
Presentazione del romanzo “Un mito a suo modo”
di Paola Guazzo, è presente l’autrice.
Introduce: Nadia Germano, giornalista.

Ore 19,30
Aperitivo poetico “Con voce di donna”, lesbiche in amore.

A partire dalle ore 20.30
Immagini in movimento:
“The Heart is a Dream Machine” (2010), video di Industria Indipendente.
Si prosegue con altri corti lesbici e letture di brani tratti da “Principesse azzurre”
di Delia Vaccarello e “I monologhi della vagina” di Eve Ensler.

Alla scalinata Alessi (via Crociferi / Nievski) - Catania

a cura di: Collettivo Goditive Generose, Ass.ne Città felice, Kalon GLBTE,
Stonewall GLBT di SR, Ass.ne Antimafie “Rita Atria”, CODIPEC Pegaso-CT

sabato 3 aprile 2010

Un mito, a suo modo - Recensione di Umberto Brancia

Donne, amori e li libri: un romanzo tutto da leggere..

Per spiegarne il fascino e il valore, voglio raccontare come mi é arrivato tra le mani il romanzo di Paola Guazzo ( Un mito, a suo modo,Libreria Croce, 2009 ) ed è una storia curiosa.
Per dirla in sintesi, l' ho incontrato su Facebook. Incuriosito dalla popolarità, avevo deciso quattro o cinque mesi fa di cominciare ad usarlo per alcune ragioni precise: diffondere le iniziative nate intorno al libro di Marco e alla disabilità; dare spazio al tema dell' impegno per il lavoro dei disabili raccogliere le recensioni e le note che scrivo per Confronti. Sto andando in pensione e, come accade a molti, cerco di recuperare il troppo tempo impiegato nelle noiose vicende della vita quotidiana...!

Un incontro inaspettato

Ma, quando si prende in mano uno strumento complesso come la comunicazione on line, si finisce per essere presi dentro un ingranaggio autonomo: l' immagine che si pensa di trasmettere si spezza in mille frammenti, spesso ambigui o inaspettati. Le amicizie “ deboli” di Facebook mi sono sono subito sembrate abbastanza poco interessanti, ho sempre creduto che “ la vita - comunque- è l' arte dell' incontro” ( vecchia citazione degli anni sessanta, che denota la mia età ! ).
Tra ciarle casuali, musica e riflessioni politiche, sono entrato in sintonia con un ' amica casuale- Paola -, di cui ho scoperto presto umorismo, indignazioni politiche e stramberie della fantasia, con cui ho istintivamente simpatizzato. Dopo qualche tempo ho avuto tra le mani questo romanzo di un autrice autentica, e che non conoscevo: Paola Guazzo. Per colpa dei mille impegni, l' ho letto in due fasi e- dopo qualche settimane- ho una gran voglia di scriverne.
Superate le prime venti o trenta pagine del libro, ho avuto un attimo di sconcerto. La scrittrice mi conduceva con una fantasmagorica inventiva stilistica in ambienti che conoscevo abbastanza poco.

Uno sconcerto salutare: da Pavese ad Arbasino

La narrazione ( e uso questo termine, con un bel di ironia... dopo capirete il perchè ) si snoda, anzi si frammente tra Italia, Spagna e altre località cosmpolite dell' Europa: località di villeggiatura, università, locali e paesaggi descritti con un gusto dell' accumulazione stilistica che mi ha incantato sin dall' attacco iniziale: “ 1994, Villa Egra: baluardo di lettere patrie, e di Signorine Felicite, sopra tutte.., eppure lei, Caterina, è la Futurista; il suo corpo posa contro il luogo, ai lati delle due sfingi di ingresso e sotto i cespiti di magnolia, a testa di Medusa (mai potata)...” ( p.7)
Vi dicevo dell'attimo- durato pochissimo- di spaesamento. Confesso senza vergona di essere in letteratura un conservatore anni ' 70 ( Paola direbbe subito non solo in quello !!). Non sono un critico professionale e ho formato i miei interessi letterari ( pochi purtroppo), tra il 1965 e gli anni ottanta, sul quadrilatero Bilenchi- Pavese – Vittorini – Moravia e sugli americani della mitica collezione Oscar Mondadori : quella che avrebbe “ provocato il 68”, come fingiamo di credere con gli amici a cena al terzo bicchiere di vino buono.
E quindi ho vissuto tante brevi vita felici di Francis Macomber” e ho passato serate commosse nella California povera di Furore.
Per fortuna gli anni ( e gli amici intelligenti) permettono di rinsavire. Dopo i 25- 30 anni ho scoperto qualche autore del Novecento italiano che mi ha affinato un po' il gusto: penso a Gadda de La cognizione del dolore o ad Arbasino di Un paese senza e de Le piccole vacanze, o magari Carlo Dossi.
Ma le perversioni di gioventù rimangono, e dentro di me forse continuato a pensare che le cose di Joyce da leggere siano sopratutto Dublinesi e Ritratto dell' artista da giovane!!

Dallo sconcerto all' entusiamo più motivato

La lunga premessa serve a spiegare perchè il mio momentaneo sconcerto si è trasformato poco dopo in ragionato entusiamo. Paola Guazzo - con una acutezza esemplare - non rispetta nessune delle regole narrative a cui da conservatore ero affezionato in gioventù.
La scrittrice, da esperta studiosa di letteratura, sconvolge i piani narrativi, li frammenta e decompone in continuazione, entrando ed uscendo dalla propria trama con una sana disinvoltura sana. Mette in scena una storia tutta al femminile, in cui i gusti, i sogni, gli amori e/o l' erotismo di una comunità lesbica, sono raccontati con una felicità stilistica, che soprende ad ogni pagina.
Paola non nasconde il suo canone letterario e anzi lo esplicita giustamente: nel suo ci sono dentro Gadda, Arbasino, il disinganno di Guido Gozzano, ma anche Virginia Woolf e molti, molti altri. Ma non pensate a ricalchi noiosi e archeologici. Il romanzo – in cui non troverete personaggi maschili se non forse un padre terribile!!! - è il prodotto di una raffinata cultura letteraria, ma anche di una personalità libera che vuole sconvolgere il conformismo dei comportamenti aquisiti e quelli della letteratura ufficiale.
Altro dato che mi ha colpito è stato non solo l' ironia, ma l' umorismo, capace di giocare con i toni più corporei ed umorali, passando poi al riferimento “alto”. In queste pagine, la lezione della linea “ lombarda” della nostra letteratura è assorbita e usata benissimo. Il discorso metaletterario permette alla Guazzo di commentare le situazioni, con riferimenti continui ai semiologhi più amati del secolo passato ( Barthes, tra tutti ).
Se c'è una cosa che Paola non sembra amare, è il progetto ( come dice nelle pagine finali ), inteso come prigione concettuale: lei insegue piuttosto le mille polifonie della realta, alternando un' allegria contagiosa e un sottile umore melanconico. E proprio la malinconia mi pare una delle tonalità più segrete del romanzo.
Due qualità in più di un romanzo che è soprendente sotto molti aspetti. Che si vuole di più per leggerlo, magari non in due volte come ho dovuto fare io ?

Umberto Brancia

venerdì 5 febbraio 2010

Bari, 7 febbraio 2010 - ore 12.30

Domenica 7 Febbraio
APERITIVO LETTERARIO
(a cura di Arcilesbica Bari)

Appuntamento alle 12:30 presso la
Taverna del Maltese (via Nicolai, 67)
per un aperitivo sociale.

Alle 15 ci sarà la presentazione del libro
Un mito, a suo modo di Paola Guazzo
a cui seguirà un dibattito con l'autrice.

Partecipate e invitate i vostri amici e le vostre amiche!
VI ASPETTIAMO NUMEROS*!!!

martedì 17 novembre 2009

Presentazione a Bologna il 2 dicembre

MercoLady 2 dicembre, dalle dalle 19.30 alle 22, da Betty&Books, con aperitivo,
in collaborazione con Fuoricampo Lesbian Group:
presentazione del libro "Un mito, a suo modo", di Paola Guazzo, Edizioni Libreria Croce 2009
con Paola Guazzo (autrice), Beatrice Busi (giornalista), Luki Massa (regista, Fuoricampo Lesbian Group)

giovedì 5 novembre 2009

Recensione di Franco Bolelli su Tutto Milano di Repubblica



FRANCO BOLELLI - TUTTO MILANO (SUPPLEMENTO DI REPUBBLICA), 8/10/2009

C’è qualcosa che non va, se premi e dibattiti letterari si attorcigliano intorno a romanzi quasi immancabilmente, pretenziosamente stucchevoli, mentre questo Un mito, a suo modo esce per un molto piccolo editore (Edizioni Croce). Perché Paola Guazzo ha spettacolare, straripante, vertiginoso talento linguistico (fate conto il modello Arbasino-Gadda moltiplicato per una avanzatissima cultura pop) con cui imbastisce una storia fatta di tante storie, molto vitale, molto sensoriale, molto lesbica (nessuna traccia di personaggi maschili). Libro godibilissimo, se non vi accontentate di linearità e minimalismo, se non temete di avventurarvi in una ridondante, molecolare, torrenziale epopea contemporanea femminile.